Liturgìa s. f. [dal gr λειτουργία, (der. di λαός «popolo») e ἔργον «opera»].
(Nell’antica Grecia servizio di utilità pubblica
imposto dallo stato ai cittadini più facoltosi: feste, giochi, preparativi militari.)
Il complesso delle atti di culto e le formule delle cerimonie liturgiche:
la liturgia della messa; la liturgia dei defunti.
Con la riforma della liturgia seguita al Concilio Vaticano II,
sono state introdotte innovazioni anche nella terminologia:
- liturgia della parola
- la parte della messa che segue ai riti
d’introduzione, e comprende le letture della «parola di Dio»
desunte dalle sacre scritture, l’omelia, il Credo e la preghiera universale;
- liturgia eucaristica
- la parte centrale della messa che va dall’offertorio alla comunione compresa;
- liturgia delle ore
- espressione che ha sostituito quelle di ufficio divino o breviario.
Tu non hai bisogno della nostra lode,
ma per un dono del tuo amore
ci chiami a renderti grazie;
i nostri inni di benedizione
non accrescono la tua grandezza,
ma ci ottengono la grazia che ci salva,
per Cristo nostro Signore.
(Messale Romano, Prefazio comune IV)
Liturgia
(Dalla Costituzione sulla Liturgia Sacrosanctum Concilium del Concilio Vaticano II .
Le note (1) indicano gli articoli.)
La liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa
e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. (10)
Ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo,
che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa
ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado. (7)
È ardente desiderio della madre Chiesa che tutti i fedeli vengano
formati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni
liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia e alla quale
il popolo cristiano, ha diritto e dovere in forza
del battesimo. (14)
Nella celebrazione liturgica la sacra Scrittura ha una importanza estrema.
Da essa infatti si attingono le letture che vengono poi spiegate nell'omelia e
i salmi che si cantano; del suo afflato e del suo spirito sono permeate le preghiere,
le orazioni e i carmi liturgici; da essa infine prendono significato le azioni
e i simboli liturgici. (24)
Benché la sacra liturgia sia principalmente culto della maestà divina,
tuttavia presenta anche un grande valore pedagogico per il popolo credente.
Nella liturgia, infatti, Dio parla al suo popolo e Cristo annunzia ancora il
suo Vangelo; il popolo a sua volta risponde a Dio con il canto e con la preghiera.
Anzi, le preghiere rivolte a Dio dal sacerdote che presiede l'assemblea nel
ruolo di Cristo, vengono dette a nome di tutto il popolo santo e di tutti
gli astanti. Infine, i segni visibili di cui la sacra liturgia si serve per
significare le realtà invisibili, sono stati scelti da Cristo o dalla Chiesa.
Perciò non solo quando si legge " ciò che fu scritto a nostra istruzione "
(Rm 15,4) ma anche quando la Chiesa prega o canta o agisce, la fede dei
partecipanti è alimentata, le menti sono elevate verso Dio per rendergli
un ossequio ragionevole e ricevere con più abbondanza la sua grazia. (33)
Cristo Gesù, il sommo sacerdote della nuova ed eterna alleanza, prendendo la
natura umana, ha introdotto in questo esilio terrestre quell'inno che viene
eternamente cantato nelle dimore celesti Egli unisce a sé tutta l'umanità e se
l'associa nell'elevare questo divino canto di lode. Cristo continua ad esercitare
questa funzione sacerdotale per mezzo della sua Chiesa, che loda il Signore
incessantemente e intercede per la salvezza del mondo non solo con la celebrazione
dell'eucaristia, ma anche in altri modi, specialmente recitando l'ufficio divino. (83)
La santa madre Chiesa considera suo dovere celebrare l'opera salvifica del suo
sposo divino mediante una commemorazione sacra, in giorni determinati nel corso
dell'anno.
Ogni settimana, nel giorno a cui ha dato il nome di domenica, fa memoria
della risurrezione del Signore, che essa celebra anche una volta all'anno,
unitamente alla sua beata passione, con la grande solennità di Pasqua.
Nel corso dell'anno poi, distribuisce tutto il mistero di Cristo dall'Incarnazione
e dalla Natività fino all'Ascensione, al giorno di Pentecoste e all'attesa della
beata speranza e del ritorno del Signore. (102)
Nella celebrazione di questo ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa Chiesa
venera con particolare amore la beata Maria, madre di Dio, congiunta indissolubilmente
con l'opera della salvezza del Figlio suo: in Maria ammira ed esalta il frutto più
eccelso della redenzione, ed in lei contempla con gioia, come in una immagine
purissima, ciò che essa desidera e spera di essere nella sua interezza. (103)
La Chiesa ha inserito nel corso dell'anno anche la memoria dei martiri e degli
altri santi che, giunti alla perfezione con l'aiuto della multiforme grazia di Dio
e già in possesso della salvezza eterna, in cielo cantano a Dio la lode perfetta
e intercedono per noi. Nel giorno natalizio dei santi infatti la Chiesa proclama
il mistero pasquale realizzato in essi, che hanno sofferto con Cristo e con lui
sono glorificati; propone ai fedeli i loro esempi che attraggono tutti al Padre
per mezzo di Cristo; e implora per i loro meriti i benefici di Dio. (104)
La Chiesa, infine, nei vari tempi dell'anno, secondo una disciplina tradizionale,
completa la formazione dei fedeli per mezzo di pie pratiche spirituali e corporali,
per mezzo dell'istruzione, della preghiera, delle opere di penitenza e di
misericordia. (105)
L'azione liturgica riveste una forma più nobile quando i divini uffici sono
celebrati solennemente con il canto, con i sacri ministri e la partecipazione attiva
del popolo. Quanto all'uso della lingua, si osservi l'art. 36; per la messa
l'art. 54; per i sacramenti l'art. 63; per l'ufficio divino l'art. 101. (113)
La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana;
perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale.
Gli altri generi di musica sacra, e specialmente la polifonia, non si escludono
affatto dalla celebrazione dei divini uffici, purché rispondano allo spirito
dell'azione liturgica, a norma dell'art. 30. (116)
Si promuova con impegno il canto religioso popolare in modo che nei pii e sacri
esercizi, come pure nelle stesse azioni liturgiche, secondo le norme stabilite
dalle rubriche, possano risuonare le voci dei fedeli. (118)
1. L'uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini.
2. Dato però che, sia nella messa che nell'amministrazione dei sacramenti, sia in
altre parti della liturgia, non di rado l'uso della lingua nazionale può riuscire
di grande utilità per il popolo, si conceda alla lingua nazionale una parte più
ampia, specialmente nelle letture e nelle ammonizioni, in alcune preghiere e canti,
secondo le norme fissate per i singoli casi nei capitoli seguenti. (36)
Nelle messe celebrate con partecipazione di popolo si possa concedere una congrua
parte alla lingua nazionale, specialmente nelle letture e nella " orazione comune "
e, secondo le condizioni dei vari luoghi, anche nelle parti spettanti al popolo, a
norma dell'art. 36 di questa costituzione. Si abbia cura però che i fedeli sappiano
recitare e cantare insieme, anche in lingua latina, le parti dell'ordinario della
messa che spettano ad essi. (54)
Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli articoli 22-2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli. (120)
I musicisti animati da spirito cristiano comprendano di essere chiamati a coltivare la musica sacra e ad accrescere il suo patrimonio. Compongano melodie che abbiano le caratteristiche della vera musica sacra; che possano essere cantate non solo dalle maggiori " scholae cantorum ", ma che convengano anche alle " scholae " minori, e che favoriscano la partecipazione attiva di tutta l'assemblea dei fedeli. I testi destinati al canto sacro siano conformi alla dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalla sacra Scrittura e dalle fonti liturgiche. (121)
La liturgia delle Ore è stata riformata da Paolo VI con il
decreto
Laudis canticum,
in attuazione della Costituzione sulla sacra liturgia
Sacrosantum Concilium, con la quale
il Concilio Vaticano II ha effettuato una "accurata riforma generale della liturgia".
(Consigliamo una approfondita lettura di entrambi i
documenti per una buona partecipazione liturgica.)
Qui anche gli altri
documenti del Concilio Vaticano II.